Il Futurismo

Il futurismo è un movimento artistico nato nel 1909 in Europa quando Filippo Tommaso Marinetti ha pubblicato il manifesto futurista a Parigi e a Milano. I maggiori esponenti del gruppo sono G. Balla e U. Boccioni. Le parole chiavi legate al movimento sono: dinamismo, velocità, movimento, futuro, progresso, novità. Se un tempo la nozione di bellezza era la staticità e l’ armonia in quel periodo queste parole vengono sostituite da utilità e innovazione. Quindi secondo i futuristi è necessario abbandonare il passato, la tradizione, le regole accademiche. Ogni oggetto è rappresentato in movimento e seguendo varie traiettorie. La continuità è la protagonista della scena. La città futura dei futuristi è una città nuova.

La Città Nuova

Antonio Sant’ Elia “Città Nuova” 1914 disegno matita e penna su carta (Milano)

La progettazione della nuova città industriale parte da una serie di proposte dell’ architetto Sant’ Elia, che così si espresse nel Manifesto dell’ architettura futurista:” Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, (…..) ma dei grandi alberghi, delle stazioni ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose,(…..). Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte. La casa futurista è simile ad una macchina gigantesca. La casa di cemento, di vetro, di ferro….. deve essere sull’ orlo di un abisso tumultuante: la strada si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle meccaniche e da velocissimi tapis roulants”.

Nelle tavole della Città Nuova eseguite tra la fine del 1913 ed il 1914 gli edifici non sono pensati come elementi a sé stanti, ma sono innestati nel tessuto urbanistico. Nei progetti di Sant’ Elia si libera il sogno dell’ assetto urbano del futuro. Si intuisce la necessità di un nuovo modo di progettare in risposta a nuove esigenze. I progetti dovevano apparire concreti nella loro forma provocatoria. In realtà  Sant’ Elia era conscio della non realizzabilità delle sue proposte. Mancano le piante delle case a gradoni, delle centrali elettriche, delle stazioni. “Da un’architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell’architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le cose dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città“.

( Dal Manifesto dell’ architettura futurista, 1914 )