Lampada ad Arco

Giacomo Balla: “Lampada ad Arco” 1909 olio su tela Museum of Modern Art New York (MoMa)

Questo dipinto di G. Balla rappresenta un lampione elettrico che illumina la città di notte. In lontananza si vede la luna. I colori puri sono accesi e brillanti, un alone di luce illumina l’ ambiente circostante. La scena è simmetrica. La luce è centrale. G. Balla con questo dipinto intende valorizzare il progresso, infatti la luce artificiale è più utile e forte rispetto alla luce romantica e naturale della luna.

DESCRIZIONE

Una lampada brilla nella notte. Dal vetro che protegge il filamento si sprigiona una intensa luminosità che si propaga radialmente. La lampada è sorretta da una alta struttura metallica e si trova nella parte superiore del dipinto. A destra oltre l’ alone creato dai tratti di colori puri, si intravede una falce di luna. Il colore della luna e quello della lampada ad arco sono gli stessi ma la lampada brilla in modo più intenso. La luce elettrica si frammenta in una serie di colori che coprono in parte la luna ponendola in secondo piano. L’ alone luminoso è circoscritto da una cornice scura simmetrica ma irregolare.

INTERPRETAZIONI E SIMBOLOGIA

L’ utilizzo di un soggetto comune come una lampada elettrica fu una scelta teorica di Giacomo Balla. Era infatti sua intenzione esaltare l’ utilizzo dell’ energia elettrica e dimostrare che vi era della bellezza anche nell’ emissione luminosa di una lampada industriale. Lo stesso artista dichiarò che era sua intenzione dimostrare la superiorità della luce artificiale rispetto alla luce naturale prodotta dal chiaro di luna romantico.

LA STORIA DELL’ OPERA

Sul dipinto è riportata la data dell’ anno 1909. Gli storici però non sono unanimemente concordi sul fatto che si tratti della corretta datazione. Coloro che non considerano reale la data scritta sul dipinto ritengono invece si possa considerare il 1911 come anno di esecuzione. Viene infatti ipotizzato che Balla abbia modificato la data del suo dipinto in occasione della mostra del 1928.

STILE

Giacomo Balla dichiarò di aver perseguito un intento scientifico nel realizzare la tela. Infatti la sua intenzione era quella di creare una scomposizione della luce utilizzando piccoli tratti di colori saturi accostati. La luce viene così rappresentata mediante la scomposizione dei colori che la compongono.

COLORE E LUCE

La superficie brillante che descrive la luce emessa dalla lampada fu ottenuta da Balla grazie all’ accostamento di colori puri. Il dipinto fu infatti realizzato negli anni delle sperimentazioni divisioniste. I colori vennero posti sulla tela senza fusione tra le pennellate. Si osservano così i colori nella loro saturazione originaria. La luna e la lampada sono realizzate con un chiarissimo giallo che si scurisce ai bordi. In centro i colori sono chiari e si identificano gialli e verdi. Man mano che l’ alone si espande infine i colori diventano rossi, arancio e indaco.

SPAZIO

La rappresentazione della lampada che emette il suo alone di luce elettrica è posta in uno spazio privo di riferimenti prospettici. La struttura della lampada è costruita mediante una corretta prospettiva ma nello sfondo è rappresentata la luna che si nota in alto e si intuisce essere alta nel cielo notturno.

COMPOSIZIONE E INQUADRATURA

Lampada ad arco” di Giacomo Balla ha un formato verticale che asseconda la forma della struttura che la sostiene. La composizione è centrale e la superficie del piano pittorico è per la maggior parte occupata dall’ alone luminoso che circonda la lampada. Intorno alla rappresentazione è presente una cornice irregolare e curviforme che circoscrive simmetricamente l’ illuminazione. La simmetria verticale dell’ immagine è creata dalla posizione centrale della lampada  e gli equilibri tra le masse di volume e le masse cromatiche sono determinati da tale simmetria. Solo la falce di luna determina un peso maggiore verso la metà di destra.

La città che sale

Umberto Boccioni: “La città che sale” 1910 olio su tela Museum of Modern Art di New York (MoMA)

Questo dipinto di U. Boccioni rappresenta la crescita di una città in costruzione e da un punto di vista futuro, infatti la scena è molto movimentata e vista con altri occhi. In primo piano una folla in tumulto e due cavalli imbizzarriti, in fondo si intravedono i cantieri industriali, altri cavalli, ciminiere, fabbriche. L’ ottimismo di U. Boccioni si evince dalla presenza di un cavallo bianco simbolo di purezza. La scena è asimmetrica. La luce proviene dall’ alto. I colori caldi si alternano ai colori freddi.

UMBERTO BOCCIONI COMPIE UNA FUSIONE TOTALE TRA SOGGETTO E SPAZIO CIRCOSTANTE

Per raffigurare lo spostamento e la rapidità del movimento i pittori futuristi ricorsero alla fusione fra soggetto e ambiente. Occorreva creare una visione simultanea delle figure e delle loro rappresentazioni nella parabola di movimento nello spazio circostante. Umberto Boccioni nel suo dipinto La città che sale” crea una fusione della figura con lo sfondo attraverso un turbinio di colori e scie cromatiche.

PENNELLATE SEPARATE E COLORE ACCESO ELETTRIZZANO LA CITTÀ CHE SALE DI UMBERTO BOCCIONI

La città che sale è un dipinto che si ispira alla costruzione di una centrale elettrica nella periferia di Milano. In primo piano è rappresentato un cavallo, per quasi tutta la metà destra del dipinto. L’ animale trascina un peso legato a delle briglie. La gente davanti a lui, di fianco e dietro assecondano e incitano il movimento in avanti. Di fronte a questo cavallo si trovano altri due cavalli uno bianco e uno rosso. Un personaggio a sinistra, frena, invece, il cavallo bianco che si trova opposto a quella in primo piano. Sullo sfondo si intravedono altri cavalli che portano avanti i carichi. L’ edificio, ancora in fase di costruzione è circondato dalle impalcature e svetta su tutte le figure.

IL COLORE ACCESO E DINAMICO SOTTOLINEA LA FORZA CROMATICA DEL DIPINTO

Il cavallo di grandi dimensioni, in primo piano, è costruito con pennellate di tonalità rossa e arancio accostate e orientate secondo la forma dell’ animale. La sua criniera sembra una parabola fiammeggiante rivolta verso sinistra. La briglia dell’ animale è, invece, di colore blu elettrico. Gli operai in primo piano, quello centrale e quello di destra, indossano dei giubbotti giallo-arancio e dei pantaloni blu. A sinistra predominano colori più chiari. Il cavallo è bianco con sfumature blu e azzurre, tendenti al viola.

Nel primo piano, sulla strada le ombre sono colorate di blu e azzurro mentre le zone di sole bianco e giallo. Sul fondo si ripetono gli stessi colori blu per le briglie degli animali e rosso acceso, con punte di arancio, e giallo per i cavalli. Anche le costruzioni a destra e a sinistra sono tendenti all’ arancio lumeggiato di giallo. Il cielo è bianco con sprazzi di azzurro e sbuffi di fumo blu violetto che escono dalle ciminiere che punteggiano il cielo.

UNO SPAZIO AFFOLLATO DI ANIMALI E OPERAI CREA LA CONFUSIONE DEL PROGRESSO NELLA CITTÀ CHE SALE

Il progresso industriale, tanto amato dai pittori futuristi è qui rappresentato dalla costruzione della centrale elettrica. Umberto Boccioni con “La città che sale” celebra la crescita industriale della periferia milanese. I tram che passano velocemente, le case in costruzione e, sul fondo, le ciminiere delle fabbriche che producono. In primo piano nulla è fermo. Lo spazio è rappresentato, dal primo piano allo sfondo, dalla sovrapposizione e dalla grandezza, che diminuisce, delle figure rappresentate. Solo la fabbrica in alto a destra suggerisce uno spazio tridimensionale attraverso una leggera prospettiva geometrica. La profondità è rappresentata solamente dalle prospettive di grandezza e di sovrapposizione. I colori rimangono vivi e brillanti anche sul fondo.

PRIMO PIANO E SFONDO SONO FUSI IN UN AMALGAMA UNICA ATTRAVERSO IL COLORE E L’ IMPASTO QUASI MATERICO DELLE PENNELLATE

La superficie del dipinto risulta, quindi, ad una prima osservazione, una confusa amalgama di colori e tratteggi cromatici. Le figure sembrano colori che si aggregano spontaneamente all’ interno di un universo confuso e vorticoso disegni colorati. Dopo un’ attenta osservazione, si comprendono gli indicatori per decifrare le figure e le scene. Le figure quindi, non creano un senso di profondità attraverso la prospettiva aerea che crea la resa atmosferica del dipinto. Le figure del fondo si ribaltano in primo piano, creando, una superficie quasi astratta.

UNA COMPOSIZIONE DINAMICA E DISORIENTANTE PER CREARE MOVIMENTO NELLA CITTÀ CHE SALE

Il dipinto ha uno sviluppo orizzontale. Gran parte del piano compositivo è occupato dal grande cavallo rosso la cui coda lambisce il bordo destro del dipinto. Attraverso una direttrice obliqua, che parte dall’ angolo destro in basso, dall’ uomo che sta spingendo il movimento, sale verso l’ angolo sinistro in alto. Questa linea si sposta dal cavallo rosso a quello bianco fino ad arrivare in alto. Tutto l’ asse centrale è, quindi, obliquo, sottolineato anche dalle briglie blu dell’ animale che vengono trascinate dagli operai in giallo. L’ intera opera si può leggere come una composizione di linee in movimento e assi  visivi più o meno potenti.

Il movimento viene portato avanti, in alto, verso sinistra, dalla marcia dell’ animale, dallo sforzo degli operai dall’ inclinazione dell’ uomo in rosso che trattiene il cavallo bianco. Sullo sfondo le linee di movimento sono opposte. I cavalli procedono verso destra così come anche la prospettiva della centrale elettrica in costruzione. Si forma quindi, uno zig zag di movimento in profondità che parte dall’ angolo destro in basso arriva il cavallo bianco. Viene quindi trasmesso al cavallo rosso imbizzarrito. Da qui si sposta verso destra, verso il cavallo rosso che si muove davanti alla centrale elettrica. Si trasmette, quindi, a questo edificio e proseguire in profondità verso le case dipinte all’ orizzonte, verso sinistra.

Stati d’animo

U. Boccioni: “Stati d’ animo” 1911 olio su tela Museum of Modern Art di New York (MoMA)

Questo quadro di U. Boccioni rappresenta una ferrovia: una locomotiva con il numero 6943 è in grande velocità. La scena è vista da due punti di vista differenti: frontalmente e di profilo. In fondo un traliccio di ferro, ai lati vi sono strade, binari, fiumi. La folla situata lateralmente è divisa dalla locomotiva. U. Boccioni con questo dipinto esprime uno stato d’ animo ossia la tristezza scaturita dall’ addio.

DESCRIZIONE

Il quadro rappresenta delle persone che si salutano, abbracciandosi, sullo sfondo di treni e paesaggi ferroviari. Il quadro è diviso verticalmente in due parti dall’ immagine frontale di una locomotiva a vapore. Nella metà di destra sono visibili diversi vagoni ferroviari, quasi trasparenti e intersecati tra loro, ma di cui sono chiaramente individuabili le linee costruttive di contorno. Nella metà di sinistra appare invece l’ immagine di un traliccio della corrente elettrica e la linea ondulata delle colline. È il tipico paesaggio che si coglie, in genere, dal finestrino di un treno in corsa. Anche il numero, scritto al centro, rimanda ad una immagine ferroviaria: esso è realizzato con gli stessi caratteri che contrassegnano i vagoni ferroviari.

COMPOSIZIONE

Nella parte inferiore del quadro si intravedono diverse sagome di persone che si abbracciano e si salutano. Hanno un aspetto molto stilizzato e sono visti da diverse angolazioni. Sembrano smaterializzarsi nel vapore che fuoriesce dalla caldaia del treno a vapore.

L’ immagine vuole quindi rappresentare la memoria immediata di chi, dopo aver salutato delle persone, inizia un viaggio in treno. Nella sua mente si sovrappongo le immagini del treno, del paesaggio che percepisce in corsa, e il ricordo dei saluti che ha appena scambiato con chi è rimasto nella stazione. L’ intersezione e la sovrapposizione di questi elementi avviene con molto equilibrio, ricorrendo sia alle scomposizioni tipiche del cubismo, sia alla compenetrazione dei corpi teorizzata dal futurismo.

COLORI

Il quadro è raccordato dalla dominante verde, utilizzata in varie gamme, ma sempre su toni spenti. In questo caso il verde ha un valore tipicamente espressionistico: materializza lo stato d’animo sobrio di chi ha appena intrapreso un viaggio con la sensazione del distacco da persone care. In questo verde Boccioni inserisce il complementare rosso, sempre su tonalità spente, secondo linee ondulate che sembrano materializzare il senso di ondeggiamento del treno in movimento che dà forma ondulata alla percezione della realtà circostante.

Il quadro riesce pienamente nel suo intento di dare immagine a qualcosa di assolutamente immateriale come uno stato d’ animo.

Stati d’animo: “Quelli che vanno”

U. Boccioni: “Quelli che vanno” 1912 olio su tela Museum of Modern Art di New York (MoMA)

Questa opera d’arte di U. Boccioni è la continuazione del dipinto precedente. Infatti rappresenta le persone che se ne vanno, ossia le persone all’ interno della locomotiva. A differenza del primo dipinto che raffigura dei paesaggi di campagna con varie tonalità di verde, questo quadro utilizza prevalentemente tonalità blu. L’ espressione dei volti è esasperata poichè la corsa verso il futuro è un’ incognita. I colori sono in prevalenza freddi. La luce laterale proviene da sinistra. La scena presenta linee orizzontali ed oblique.

BERGSON E IL FUTURISMO

Questo dipinto sottolinea la velocità del tempo valorizzando le emozioni. Henry Bergson è protagonista di questa temperie culturale, a partire dalla sua prima opera, dedicata allo studio del “tempo”. A partire da Aristotele, la società occidentale è stata abituata a identificare e concepire il tempo come una successione di punti-attimo, tutti uguali qualitativamente e rappresentabili graficamente. Insomma, il tempo è stato concepito sin dalle origini come tempo meccanico, scientifico, astratto. Per Bergson si tratta di una concezione sbagliata in quanto in tal modo il tempo viene proiettato in una dimensione spaziale che non gli appartiene. Ben diverso invece è quel che il filosofo chiama “tempo della vita”, composto da istanti tutti differenti anche dal punto di vista qualitativo, da momenti irripetibili che si compenetrano e si sommano tra di loro incessantemente. Questo è il tempo reale, paragonabile – scrive Bergson – ad una valanga che muta di continuo e cresce su se stesso ad ogni istante. In questa ottica cade il rapporto tra spazio e tempo. Nessuno spazio può contenere un magma in continua mutazione, che si accresce continuamente.

PASSATO E FUTURO

Bergson crede che l’ unico tempo sia proprio quello della vita o meglio della coscienza. Gli esempi in tal senso possono essere sterminati. Pensiamo solamente a chi ha avuto un incidente grave: l’ istante in cui si è trovato in bilico tra la vita e la morte sarà durato una eternità, mentre per la scienza non più di un secondo. Quella esperienza, durata anche solo un attimo, rimarrà impressa nella sua memoria per sempre. Un’ esperienza, infine, che non potrà essere rappresentata graficamente. Lo stesso attimo, fosse anche una frazione di secondo, presenterà momenti di coinvolgimento “interiore” differenti. Lo scorrere del tempo della vita per Bergson raccoglie sempre quanto è già accaduto. Tuttavia centrale non è affatto il passato, bensì il futuro e questo perché ogni momento, ogni istante è come se si “sforzasse” di entrare in quello successivo. Dunque il passato “spinge” sempre verso il futuro, non arrestandosi mai. Non esiste alcun determinismo temporale: il tempo è libero, spontaneo.

L’ EVOLUZIONE CREATRICE

Il concetto di “spontaneità” rimanda ad un altro importante scritto di Bergson: “L’ evoluzione creatrice”. Tutta la realtà, nulla escluso, è frutto di uno “slancio”, creativo e spontaneo, che sfugge ad ogni determinabilità e dunque ad ogni possibile previsione (e quindi alla scienza). Partito dal tempo, dunque, Bergson tende ad abbracciare il mondo intero con la sua teoria della spontaneità e del dinamismo. Nella natura vi è un unico slancio di vita, che di fronte alla materia, in maniera del tutto imprevedibile, ora si ferma, ora procede spedito, ora si divide, ora si riunisce. Una teoria evoluzionistica è esemplificata da Bergson con il ricorso alla nota immagine dei fuochi d’ artificio. Lo slancio è uno di questi fuochi, che sale verso l’ alto per poi esaurire la propria spinta, ricadendo quindi al suolo. E tuttavia ad esaurirsi non è tale slancio, che risulta infinito, bensì i singoli frammenti che si spengono e che nel momento in cui si esaurisce la forza vengono tenuti ancora su per qualche tempo dal flusso che continua a giungere dal basso. Ed è proprio l’istante in cui le scintille sono tenute in aria a rappresentare la vita dei singoli individui. La vita è un flusso continuo, impossibile da fissare e rinchiudere entro le leggi universali, sfuggendo in tal modo alla scienza tradizionale.

“Bambina che corre sul balcone”

G. Balla: “Bambina che corre sul balcone” 1912 olio su tela (Milano)

Ambientazione: la scena è ambientata in un balcone.

Soggetto: la bambina che corre sul balcone è raffigurata di profilo. Molto probabilmente è la figlia di 8 anni di Giacomo Balla. Se guardiamo attentamente la scena si intravedono delle espressioni differenti.

Tecnica: è presente la scomposizione della scena in tanti frammenti esattamente come la sequenza dei fotogrammi di un film che visti simultaneamente rendono il dinamismo della corsa.

Colori: i colori sono molto luminosi, i colori principali sono le tonalità di blu e azzurro (colori freddi e primari). Inoltre vi sono bianco e nero (colori acromatici), rosso, giallo (colori caldi e primari), verde e arancione (colori secondari).

Luce: diffusa in tutta la scena.

Composizione: la composizione è simmetrica. Infatti se tracciamo una linea ideale al centro, il dipinto è diviso in due parti perfettamente uguali. Inoltre si intravede l’ inferriata del balcone. G. Balla sottolinea il movimento con il succedersi ritmico dei passi.

Dinamismo di un cane al guinzaglio

G. Balla. “Dinamismo di un cane al guinzaglio” 1912 olio su tela (USA)

Questo dipinto di G. Balla rappresenta una donna con un cane al guinzaglio che cammina. I piedi, le zampe, la coda, il guinzaglio esprimono un forte dinamismo. I soggetti seguono la stessa direzione con traiettorie differenti. La luce è diffusa in tutta la scena. Il dipinto è quasi monocromatico, infatti sono presenti pochi colori e con poche sfumature: bianco, nero, marrone, viola.

La superficie della tela è dipinta con pennellate rapide che creano delle omogenee zone di colore. In questo caso si tratta delle sagome del corpo del cane e della veste della donna. I colori utilizzati sono di una gamma molto limitata. La sagoma del bassotto è completamente nera, così come il vestito della sua padrona. Si nota un maggiore utilizzo del colore nelle traiettorie di movimento delle zampe del cane. In questa zona Giacomo Balla ha utilizzato una gamma che varia dal rosso al viola. Invece, nella traiettoria della camminata della donna sono stati utilizzati colori freddi blu e viola. La strada bianca funziona da sfondo neutro per rappresentare il movimento degli arti.

GIACOMO BALLA ELIMINA SPAZIO E PROFONDITÀ PER RENDERE EFFICACEMENTE IL DINAMISMO DI UN CANE AL GUINZAGLIO.

Per rappresentare efficacemente il movimento tramite lo spostamento delle gambe del cane e dei piedi della padrona lo spazio geometrico è stato azzerato. Non vi sono indicatori architettonici e linee di fuga. È assente anche la sovrapposizione delle forme poiché cane e padrona sono dipinti in modo perfettamente ritagliato dal fondo. Si intuisce che la padrona è leggermente arretrata rispetto al cane poiché i suoi piedi sono dipinti nella parte superiore del rettangolo. Inoltre, gli anelli metallici del guinzaglio ondeggiano di fronte all’ abito della padrona. Per raffigurare il movimento lo spazio viene azzerato per favorire gli arti che si stanno spostando velocemente.

IL MOVIMENTO: LA PRIMA PREOCCUPAZIONE DEGLI ARTISTI FUTURISTI

La composizione del dipinto Dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla è orizzontale e inquadra direttamente i piedi e l’ intera figura del bassotto. L’ orizzontalità dell’ immagine sottolinea il movimento e la direzione dello spostamento delle due figure verso sinistra.

Il senso di movimento è assecondato dall’ ondeggiare del guinzaglio metallico bianco che è rappresentato in quattro posizioni. Alcune linee tratteggiate uniscono idealmente le diverse posizioni nello spazio delle catenelle metalliche. Si identificano solo alcune linee, che paiono convergere verso un punto di fuga molto oltre il bordo del dipinto. Queste linearità sono molto più evidenti a sinistra e sembrano enfatizzare il movimento in avanti delle due figure protagoniste del dipinto.

La mano del violinista

G. Balla: “La mano del violinista” 1912 olio su tela Estorick Collection of Modern Italian Art (Londra)

Questo dipinto di G. Balla rappresenta la mano di un violinista in movimento sulle corde di violino. Non si intravede l’ arco (bacchetta di legno con corde). La mano esegue il movimento per suonare il violino. La composizione della scena è trapezoidale. La luce proviene dall’ alto. I colori dominanti sono giallo ocra, marrone, bianco, nero. In fondo la boiserie: un elemento decorativo in legno sottolinea la prospettiva. G. Balla era un appassionato di violino e conosceva il movimento delle mani per l’ esecuzione.

DESCRIZIONE

Nel dipinto sono rappresentate più volte le mani di un violinista che stringono il manico di un violino. Si nota che la ripetizione delle immagini è ritmicamente regolare e procede dall’ alto in basso. Le diverse rappresentazioni della mani che agiscono sulle corde dello strumento si susseguono e si sfumano le une nelle altre. Lo sfondo infine è rappresentato dalla boiserie che si integra con le diverse istantanee delle mani per creare la sensazione del movimento.

INTERPRETAZIONI E SIMBOLOGIA

La mano del violinista è un dipinto nel quale Balla ha rappresentato la mano di un musicista che impugna il manico di un violino.

STILE

Le immagini che si susseguono della mano del violinista sono la registrazione del movimento compiuto. Giacomo Balla indaga attentamente la dinamica dell’ azione determinata dalle articolazioni della spalla, del gomito e della mano.

Nel condurre la sua ricerca, Balla, si interessa essenzialmente alla ricerca tecnico-rappresentativa. Insieme ad altri artisti si impegna nella dimostrazione che la realtà andava indagata nel movimento. Nella quotidianità di Giacomo Balla rientravano quindi la figlia Luce, un cane accompagnato da una signora e l’ esibizione di un violinista.

COLORE E LUCE

La boiserie dello sfondo è luminosa, colorata in ocra arancione. Anche le mani sono chiare e luminose con sfumature rosate. Il violino e la manica dell’ abito del violinista sono invece quasi neri. Si crea così il necessario contrasto per mettere in evidenza il movimento nelle diverse immagini dell’azione.

La materia pittorica permette di agire sulle forme scomponendo la superficie di ognuna e integrandola con quelle adiacenti. L ’illuminazione è funzionale alla rappresentazione del movimento. La mano è illuminata frontalmente e la luce viene frammentata per creare l’ impressione di moto.

SPAZIO

Lo sfondo del dipinto contribuisce a rendere l’ impressione di movimento. Come avviene anche nel dipinto Bambina che corre sul balcone, Balla scelse di integrare nella scomposizione della figura anche alcuni elementi ambientali. La figura della bambina venne integrata con le inferriate del balcone. In questo caso invece è la boiserie della stanza ad essere utilizzata per enfatizzare la resa dinamica.

COMPOSIZIONE

Le istantanee delle mani si sovrappongono parzialmente. Inoltre si osserva un progressivo, seppur debole, dissolvimento formale verso il basso. Si crea così un senso dinamico verso l’ alto, la zona più definita, che guida verso tale direzione lo sguardo dell’ osservatore.

Il formato dell’ opera è trapezoidale con la base minore in basso. Questo taglio favorisce lo slancio verso l’ alto, dove si trova la superficie più ampia. L’ immagine si espande e lo sguardo si sofferma maggiormente sulla mano più definita e le dita che arpeggiano sulle corde del violino. La composizione è centrale e lo sviluppo progressivo delle immagini parte da destra in basso per arrivare nella zona superiore a sinistra. Il primissimo piano è poi occupato dal braccio, dalla mano e dallo strumento. In secondo piano è rappresentato il fondo con la decorazione in alto.

EQUILIBRI COMPOSITIVI

La struttura del dipinto non si basa sulla simmetria centrale verticale. Infatti le mani e il violino occupano la parte inferiore del dipinto, molto limitata nella sua larghezza. Il centro del trapezio rovesciato corrisponde alle due immagini centrali della mano in movimento ascendente. L’ equilibrio tra le masse di volume, le forme e le masse cromatiche è poi spostato verso sinistra. Comunque l’ ampio triangolo chiaro della parete crea un certo peso a destra. A sinistra, in basso, invece predomina la massa scura della manica dell’ abito del violinista. La parte del dipinto occupata dalla figura in movimento è racchiusa all’ interno di un rettangolo posto in obliquo. In alto invece si crea una potente orizzontale che stabilizza l’ immagine attraverso la decorazione in chiaroscuro.

Velocità Astratta

G. Balla: “Velocità Astratta” 1914 olio su tela Pinacoteca Agnelli (Torino)

Il dipinto sull’ automobile in velocità è fra i più significativi di G. Balla. Il soggetto si allontana finalmente dal figurativo, la macchina è lanciata in tutta velocità, in questo modo non si intuisce la struttura della vettura, ma solo il caos lasciato dal suo passaggio. La composizione si basa su cinque grandi semicerchi che sottolineano l’ aumento della velocità. I vortici in basso rappresentano le ruote. Le linee oblique sono evidenti e sono disegnate come delle frecce. Si intravede la testa dell’ autista. Il colore dominante è il nero.